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28
Feb
Non dimentichiamo che le piccole emozioni sono i grandi capitani della nostra vita e che obbediamo a loro senza saperlo.
(Vincent Van Gogh)
In un percorso di crescita personale una delle frasi che più spesso si sente è “bisogna partire da se stessi”. Anche in campo teatrale succede, si dice spesso agli attori che bisogna partire da sé. Ma che cosa vuol dire esattamente? Ve lo siete mai chiesto?
Il significato è apparentemente chiaro e semplice: considerare se stessi come il punto di partenza di un percorso di evoluzione. Ricostruire la mappa delle proprie caratteristiche personali, dei talenti, delle passioni, di cosa ci appartiene e cosa no, dei punti di forza e delle aree di sviluppo.
Ma partire da sé significa molto altro.
Vuol dire andare oltre, cercare il significato di quello che ci succede da diversi punti di vista. Il significato che le esperienze hanno per noi. Vuol dire fermare l’orologio, riprendere un foglio e riscrivere le parole importanti di cui ci siamo dimenticati o che abbiamo messo via. Partire da sé significa fare uno sforzo reale, autentico, forte e coraggioso per sviluppare consapevolezza su chi siamo realmente. Rileggere quelle parole e ricordarsi che raccontano cosa conta realmente per noi. In una parola consapevolezza.
Riguardo a questo ritengo utile partire dal tema delle emozioni, del loro ruolo e di quanto spesso siano sottovalutate nella nostra quotidianità. Ho scoperto, nel tempo, che le emozioni sono molto più intelligenti di quello che pensiamo.
Peccato! Si peccato perché a volte ce ne dimentichiamo perdendo l’occasione di conoscerci meglio e di agire in maniera più efficace e sostenibile. A volte le trattiamo come sciarpe al collo che non ricordiamo di indossare, altre le nascondiamo, le neghiamo, le mettiamo sotto al tappeto, sperando che spariscano come se fossero polvere. Altre ancora le tiriamo fuori con la forza di un uragano o le vestiamo a festa per farne strumenti di richieste o ricatti.
Nel rispondere alla domanda di prima voglio iniziare proprio da qui. Iniziare dalle emozioni e dalla loro intelligenza.
Ve lo ricordate cosa conta per voi? Cosa vi spinge a continuare, a lottare, a correre, a guardare avanti? Di che cosa non fareste mai a meno? Cosa vi motiva e vi da energia?
Credo che la via per cercare la risposta a queste domande sia la comprensione profonda di quello che si prova.
Da oggi voglio iniziare un percorso per condividere delle riflessioni. Lo immagino come un’occasione per rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle. Un modo per osservare le esperienze personali da un diverso e più ampio punto di vista.
Le esperienze hanno un grande valore. Il valore della magia. La magia di farci predire il futuro attraverso il passato. Le esperienze passate sono fonti di informazioni utili per comprendere come funzioniamo e quali comportamenti agiamo in risposta a quello che ci accade.
E allora cominciamo…
Il nostro passato è portatore di “esperienze emozionali”. Un immenso, gigantesco, colorato, strabordante archivio di ricordi, informazioni e… emozioni. Un’enorme varietà di dati emotivi che raccolgono e conservano il ricordo di tutte le emozioni che abbiamo provato nel corso della nostra vita e che hanno caratterizzato le nostre esperienze.
Come tutto questo ci può essere utile?
Riaprire, rileggere i dati contenuti in quell’archivio ci fornisce la chiave per andare incontro al futuro, affrontare le sfide che si presentano, prendere decisioni, affrontare situazioni complesse, scegliere cosa fare in modo più chiaro e sostenibile. La consapevolezza delle informazioni emotive racchiuse nelle nostre esperienze passate ci permette di evitare di agire o reagire senza pensare alle conseguenze mettendo il pilota automatico. La consapevolezza ci permettere di scegliere.
Rileggendo un testo sul metodo Strasberg, ritrovo un riferimento alla flessibilità dell’attore intesa come apertura, disponibilità a modificare, fare, aggiungere, togliere, anche in corso d’opera.
Questa parola mi ha ispirato lo stesso concetto anche in tema di emozioni: la flessibilità emotiva.
La flessibilità emotiva.
La flessibilità emotiva è la capacità di agire e decidere con maggiore intenzionalità e consapevolezza. Scegliere di voler scegliere; decidere come voler rispondere alle cose che ci accadono e quali comportamenti vogliamo attivare consciamente. Flessibilità emotiva vuol dire anche rimanere aperti e dinamici rispetto ad un mondo che va sempre più veloce ed è in continua trasformazione.
La flessibilità ci permette di rimanere focalizzati ed impegnati anche quando le situazioni si fanno difficili e complesse. Vuol dire utilizzare le emozioni piacevoli che proviamo e che a volte diamo per scontate e significa anche non lasciarsi bloccare da emozioni spiacevoli che si ricorrono nel corso delle nostre giornate. Flessibilità vuol dire accoglierle, sospendere il giudizio ed accettarle come alleate.
Ma come si fa?
L’unica strada è iniziare un percorso di consapevolezza emotiva che ci permetta di rimanere aperti e flessibili, passo dopo passo.
Riconoscere le emozioni
Il primo, imprescindibile passo è riconoscerle, dargli un nome preciso, riconoscerne l’intensità ed il colore. Le emozioni ci permettono di riconoscere cosa ci accade nelle situazioni che affrontiamo e di raccogliere informazioni su di noi e su come stiamo funzionando in quel dato momento. Riconoscerle ci aiuta a individuare che tipo di occhiali stiamo indossando per guardarci intorno. Le emozioni funzionano come un paio di lenti colorate attraverso le quali osserviamo la realtà intorno a noi. Cambia l’emozione, cambia il colore della lente, cambia il modo in cui interpretiamo la realtà. Quello che proviamo condiziona la lettura che facciamo del mondo.
Osservare le esperienze passate
A volte le emozioni diventano bende che mettiamo sugli occhi, ci impediscono di vedere la strada migliore.
Come reagiamo?
Ripensare alle esperienze passate ci aiuta a identificare i comportamenti ricorrenti, la risposta tipica che attiviamo quando proviamo certe emozioni.
Una sorta di copione. Come gli attori in scena, anche noi, a volte, seguiamo dei copioni. Ripensare alle nostre reazioni ci aiuta a riconoscere il copione che seguiamo in risposta a determinati eventi e determinate esperienze. Comprendere, per esempio, come agiamo quando proviamo rabbia, paura, frustrazione, o quando proviamo allegria, entusiasmo, gioia…
Identificare le nostre reazioni e comprendere quali sono funzionali e quali no.
Rileggere le esperienze passate ci aiuta a comprendere i percorsi che seguiamo durante gli eventi significativi della nostra vita.
Riconoscere i propri pensieri
Ma le emozioni non vengono da sole, sono accompagnate da altri signori chiamati pensieri.
Flessibilità emotiva vuol dire anche riconoscere i pensieri che facciamo, che cosa ci passa per la testa quando proviamo una determinata emozione. Riconoscere il racconto mentale che ci accompagna in quei momenti.
Facciamo continuamente conversazioni con noi stessi. E’ come una radiolina sempre accesa che fa da sottofondo alla nostra vita. Questi pensieri sono delle vere e proprie chiacchierate “interne”. Riconoscere i pensieri ci permette di individuare le interpretazioni che facciamo delle cose che accadono e che, come in una reazione a catena, determinano le emozioni e le azioni che realizziamo. Una catena che lega pensieri, emozioni e comportamenti.
Ogni tanto la radiolina è utile spegnerla o almeno cambiare stazione.
Avere una visione d’insieme
In un percorso di consapevolezza emotiva arriva poi il momento di guardare la “big picture”. Ricostruire il quadro generale mettendo insieme tutte le informazioni. Un approccio razionale ed organizzato che permette di avere una visione d’insieme su di noi. Uno spazio di analisi per comprendere come funzioniamo, quali sentimenti ci creano delle difficoltà e cercare le strategie efficaci per gestirle.
Cambiare il proprio mindset
La consapevolezza senza azione rischia di lasciarci esattamente nel punto in cui eravamo.
Per questo, dopo aver allenato la comprensione delle proprie emozioni arriva il momento di cambiamento.
Cambiare a partire dalle convinzioni.
Tutti noi siamo pieni di convinzioni di ogni tipo, molte più di quelle che riconosciamo: sul mondo, sulla società, sulle persone, sulle regole su noi stessi. Le convinzioni sono potenzianti quando ci sostengono e ci permettono di realizzare i nostri obiettivi, sono limitanti quando riducono la nostra capacità di azione ed il nostro senso di autoefficacia. Le convinzioni possono essere delle vere e proprie catene invisibili che ci limitano nell’espressione delle nostre potenzialità e nella scelta dei nostri comportamenti.
E sapete qual è la trappola? Le convinzioni sono associate ad un certo grado di certezza, ci sembrano scolpite nella roccia. Siamo certi che sia cosi, siamo convinti, appunto, che quello che pensiamo sia vero.
Individuare e ridurre le convinzioni limitanti ci permette di riprendere il controllo delle scelte, dei comportamenti e, quindi, della propria vita.
Come dicevo è un percorso che va fatto passo dopo passo per allenare la propria flessibilità emotiva.
Nei prossimi articoli inizieremo questo viaggio.